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Aug 30, 2023

Quando all'astrofisico Arthur Eddington (1882-1944) fu detto che alcune persone credevano che solo tre scienziati comprendessero la teoria della relatività generale di Albert Einstein, disse tranquillamente: "Mi sto solo chiedendo chi potrebbe essere il terzo". All’estremità opposta dello spettro di intelligibilità, c’è un’ampia comprensione dell’ovvio: questa nazione sta scivolando verso la crisi fiscale più prevedibile della sua storia.

Non c’è alcun mistero su cosa sia la crisi; c’è chiarezza su ciò che in generale deve essere fatto. C’è, tuttavia, fatalismo riguardo all’incapacità del sistema politico di farlo. Il fatalismo è confutabile, ma con un meccanismo che dovrebbe mettere in imbarazzo i costituzionalisti: dovremmo proteggere il futuro fiscale della nazione riducendo ulteriormente il Congresso, cosa che esacerbarebbe i problemi intrecciati di un esecutivo dilagante e di uno stato amministrativo irresponsabile?

La demografia è il destino dell’odierno stato di diritto, che funziona principalmente per trasferire ricchezza agli anziani. La popolazione americana sta invecchiando, l'aspettativa di vita sta aumentando, un quarto della spesa Medicare è destinata ai servizi nell'ultimo anno di vita e il 40% di quel 25% negli ultimi 30 giorni. Inoltre, il tasso di natalità negli Stati Uniti è in calo e l’immigrazione non sarà liberalizzata abbastanza da ricostituire adeguatamente la forza lavoro a lungo termine che deve finanziare i diritti.

Senza cambiamenti politicamente strazianti, i due principali motori dei deficit federali – la previdenza sociale e, soprattutto, l’assistenza sanitaria statale – produrranno una spesa pubblica sempre più elevata e deficit sempre più ampi. Questa certezza ha influenzato il recente abbassamento del rating creditizio della nazione da parte di Fitch. Entro un decennio, i fornitori di Medicare e i beneficiari della previdenza sociale dovranno affrontare rispettivamente tagli dell’11% sui pagamenti e del 20% sui benefici. Non accadranno. Le entrate generali (compreso il denaro preso in prestito) saranno versate in entrambi i programmi per proteggere i legislatori in carica e prevenire sconvolgimenti sociali.

In assenza di riforme sui diritti, i tassi di interesse aumenteranno, riducendo gli investimenti privati, la crescita economica e le entrate federali. Cosa si può fare per evitare che una politica avversa al rischio produca questo circolo vizioso che si autoalimenta? Romina Boccia del Cato Institute ha un suggerimento: “una commissione fiscale simile a BRAC”.

Dopo la fine della Guerra Fredda, la commissione per il riallineamento e la chiusura delle basi ha realizzato ciò che la classe politica si tirava indietro: cinque cicli (dal 1988 al 2005) di chiusure di strutture militari cruciali per la prosperità delle comunità. Le raccomandazioni del BRAC entreranno automaticamente in vigore a meno che, dopo l’approvazione del presidente e la presentazione alla Camera e al Senato, il Congresso non approvi una risoluzione congiunta che disapprova le raccomandazioni nella loro interezza.

Boccia propone un'entità simile, “composta da esperti indipendenti”, incaricata di quello che lei definisce con moderazione “l'obiettivo chiaro e raggiungibile” di stabilizzare il debito della nazione a un livello non superiore al prodotto interno lordo. Lasciamo da parte l'eco inquietante dell'aspirazione wilsoniana dei progressisti (Woodrow) a restringere la politica espandendo la sfera delle competenze “indipendenti”. Boccia ha il coraggio di essere convinta che l’alternativa sia addirittura peggiore di questo aspetto della sua proposta: le raccomandazioni della commissione devono essere “auto-eseguibili previa approvazione presidenziale, senza che il Congresso debba votare affermativamente sulla loro attuazione”.

Con un candore tonificante che ricorda un altro figlio realista dell'Italia (Machiavelli, ne “Il Principe”), Boccia afferma: Rendere autoeseguibili le raccomandazioni della commissione senza che il Congresso le approvi è necessario per dare ai legislatori “una copertura politica per opporsi apertamente alle riforme”. “vitale per l’interesse nazionale ma impossibile da attuare con le normali procedure.

Esiste un paradosso della sovranità? Può un corpo legislativo, esercitando il suo potere legislativo sovrano, emanare una legge che si spogli del potere legislativo? Il Congresso spesso fa essenzialmente questo concedendo alle agenzie esecutive una discrezionalità così ampia da violare probabilmente la “dottrina della non delega”. Si delega cioè essenzialmente il potere legislativo, in violazione della prima parola sostanziale della Costituzione, la prima dopo il preambolo: “Tutti i poteri legislativi qui conferiti saranno conferiti a un Congresso” (il corsivo è mio).